Vicini e balconi

I balconi sono diventati piacevole consuetudine che ritma il tempo, nella via dove abito, segnano l’arrivo della primavera ricoprendosi di colori, nella corte dei palazzi che si guardano, accarezzano lo sguardo dei vicini, incuriosiscono la vista della nuova bambina, che da poco abita lì.

I miei balconi. Da quest’anno lo so.

Complice una tardiva influenza il rito tardava a compiersi, giacevano secchi tra il ferro delle ringhiere vecchi rami polverosi. I veli da sposa ormai grigi, inutili protezioni, ricoprivano, ancora, il tutto. È maggio ormai. Un segno che non giunge, l’alterarsi di un’abitudine.

Allarme tra i vicini che attendono, prima, e poi, chiedono, ed io, incredula, rispondo. “Sono solo in ritardo …”. L’attesa di quel rito mi sorprende, sento la cura, avverto gli sguardi e con leggerezza rifioriscono vasi e ciotole, sfumature, profumi e colori esplodono tardivi nei miei balconi, gemme vigorose e rigogliose ripagano e godono nello schiudersi.

Ed ora, come sempre, con il primo caffè albeggiante, sorseggiato sul balcone, tra il profumo delle surfinie, che chiedono di essere ripulite, mattina dopo mattina, per i giorni a venire, fino al prossimo inverno, ci riprendiamo cultura gli uni degli altri.

Il testo nasce da una suggestione di scrittura proposta da DoppioZero, #abbiculturadite.
Per saperne di più www.doppiozero.com.




Roma: inizia il corso sui Doni di documentazione

Inizia a Roma, sabato 6 giugno, il corso sui Doni di documentazione, un nuovo modo di documentare.

Il percorso si rivolge ad un gruppo di insegnanti, educatrici e coordinatrici che operano presso i servizi educativi e scolastici della città di Roma. Il percorso, che si articola in sei unità di lavoro, ha come scopo quello di far praticare la restituzione biografica accompagnando il gruppo nel processo di realizzazione dei doni di documentazione, innovativa forma di documentazione biografica.

Durante il percorso si alterneranno momenti di lavoro individuale, a coppie e di gruppo a momenti di recupero dell’esperienza e della condivisione dei differenti passaggi che caratterizzano il tracciato proposto.

Per tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza dei contenuti del percorso ricordiamo la scheda alla pagina Percorsi a tema del sito www.restituzionibiografiche.it e il testo:

Ravecca M. (2013), Narrazioni d’opera. La restituzione biografica: una pratica di scrittura per la formazione e la documentazione educativa, edizioni junior  – Spaggiari edizioni, Parma.




Come le perle di una collana

Scrivere è necessariamente un processo che prevede una selezione dei contenuti.

La nostra scrittura non sarà mai esaustiva e completa. È importante fare la pace fin da subito con questo aspetto e ridimensionare le nostre aspettative, sia che si tratti della nostra autobiografia o della scrittura della biografia di qualcun altro.

È importante quindi definire l’ambito e il contesto della nostra scrittura e cercare di tenerci dentro i confini che ci siamo dati. La cosa migliore da fare è individuare un tema che potrà svilupparsi in singoli episodi o in episodi conseguenti un po’ come un racconto a puntate. Se ad esempio vogliamo raccontare le nostre vacanze, possiamo iniziare da un episodio e poi ricostruire altri episodi accaduti prima o dopo l’episodio che funge d’avvio alla scrittura. Un po’ come se fossero le perle di una collana e potessimo decidere come farla, quante perle inserire, di quale grandezza e colore e così via. Possiamo realizzarne di diverse fatture: a ciondolo, un solo frammento darà luce al gioiello, un collier regolare o un insieme fantasioso, monocromatico o multicolore.

Ogni scrittura così come ogni collana sarà originale e unica.  La vostra collana, la vostra scrittura.




La scrittura tra racconto e silenzio

Foto di Antonella Pagano

Sulla rivista Bambini, mensile dedicato a tematiche educative e alla formazione di coloro che operano nei servizi educativi per la prima infanzia, è stato pubblicato l’articolo “La scrittura tra racconto e silenzio“. Un breve testo per soffermarsi sull’importanza del tempo che intercorre tra l’esperienza e la narrazione dell’esperienza stessa. Tempo prezioso per rielaborare il sapere e giungere ad una nuova consapevolezza e conoscenza.

 

Ecco gli estremi per recuperare l’articolo:

Ravecca M. (2015), La scrittura tra racconto e silenzio, in “Bambini”, n. 4, pp. 4-5, ed. Spaggiari, Parma.

 




Scrivere. Luoghi comuni e ricordi di scuola

Molti luoghi comuni e ricordi accompagnano la decisione di avviarsi alla scrittura.

Il timore della pagina bianca, spazio vuoto che tuttavia si sa, prima o poi, di dover colmare. Il dovere di scrivere. Il sollievo quando finalmente si trova l’incipit, le prime magiche parole che, sbloccando l’ispirazione, danno il via al testo. Dopo l’incipit tutto sembra più semplice, il più ormai è fatto. La stessa difficoltà e spesso lo stesso imbarazzo sembrano accompagnare lo scrivere, sia che lo si faccia per se stessi, sia che si utilizzi la scrittura come dispositivo professionale ed educativo. Ma non è solo la pagina bianca che spaventa.

Tutti si ricordano certamente della celebre frase latina verba volant scripta manent che da sempre sembra consigliare di lasciare il proprio pensiero e le proprie intenzioni scritte. Questo antico proverbio, che trae origine da un discorso di Caio Tito al Senato romano, insinua la prudenza nello scrivere, perché, se le parole facilmente si dimenticano, gli scritti possono sempre essere considerati documenti incontrovertibili. È curioso notare che questa è l’interpretazione che se ne dà oggi, in origine infatti verba volant scripta manent aveva una valenza del tutto diversa, quasi opposta. In un’epoca in cui i più erano analfabeti, stava a indicare che le parole viaggiano, volano di bocca in bocca, e permettono che il loro messaggio continui a circolare, mentre gli scritti restano, fissi e immobili, a impolverarsi senza diffondere il loro contenuto. Oggi la scrittura è considerata strumento che non lascia troppo spazio al dubbio interpretativo; mette, come si dice normalmente, nero su bianco, definisce pensieri e contenuti e, così facendo, espone.

La scrittura espone, non è neutra. Scrivere richiede un impegno… il ricorso alla scrittura impone prima di tutto un osare, non lasciare in silenzio qualcosa. Che dire poi dell’esperienza scolastica di cui molti sono ancora testimoni, dove sullo scritto spesso troppo espressivo (chi almeno in adolescenza non si è misurato con la poesia e la scrittura evocativa?) incombeva la penna rossa delle correzioni e il contenuto espressivo del lavoro svolto finiva in secondo piano, inesorabilmente, rispetto alla valutazione delle correttezza sintattica del testo scritto.

Un ricordo forse non più realtà della scuola di oggi, ma che condiziona ancora molti di coloro che frequentano i laboratori di scrittura.