La documentazione biografica tra insegnanti

La documentazione biografica tra insegnanti

La documentazione biografica:
una pratica di scrittura innovativa per raccontarsi e raccontare il proprio lavoro.

Di che cosa si tratta?
Quando pensiamo alle modalità di realizzazione di una documentazione ci immaginiamo in genere una persona o un gruppo di persone che insieme cercano di raccogliere, organizzare e presentare dei materiali e dei ricordi relativi a un’esperienza realizzata. Le modalità possono essere differenti, come spesso è stato raccontato e illustrato nei libri che si riferiscono a tale ambito.

Possiamo pensare, ad esempio, alla documentazione prima di agire l’attività (a priori), durante la realizzazione dell’esperienza stessa (in itinere) o al termine (a posteriori): cambiano gli strumenti, le modalità e gli esiti (Ravecca, 2013, p. 40). Possiamo pensare alla documentazione come a una ricostruzione condivisa. In questo modo di documentare la narrazione soggettiva dell’esperienza stessa è presente ma rimane collaterale ad altri aspetti che sembrano assumere maggiore visibilità e struttura: la fotografia o il video che ritraggono momenti dell’esperienza, le parole dei bambini che hanno partecipato all’attività, gli oggetti prodotti, esito dell’attività, o altro ancora.

Il punto di vista soggettivo dell’adulto o del gruppo che ha pensato, condotto e realizzato l’esperienza rimane sullo sfondo, come un filo, un racconto a volte autobiografico o cronicistico, altre volte come un pensiero che si intuisce sottintendere l’esperienza ma che non emerge sempre chiaramente.
La documentazione viene narrata autobiograficamente dall’insegnante, dall’educatore o dal gruppo ma la narrazione sfugge a un’elaborazione dedicata più specifica, a un’osservazione più attenta e a una riflessione che può divenire base per la costruzione di saperi aggiuntivi.

La documentazione biografica nasce proprio per mettere al centro dell’esperienza di documentazione la narrazione soggettiva dell’esperienza stessa a opera dell’insegnante o dell’educatore che ha condotto l’attività.
Parliamo di documentazione biografica e non di documentazione autobiografica perché il racconto dell’esperienza
viene raccolto e rielaborato da un altro insegnante o educatore che definisce le caratteristiche della documentazione che può essere un testo, un oggetto, un prodotto multimediale o altro. Se il contesto lo consente, il narratore e il raccoglitore si scambiano i ruoli e in un reciproco gioco di sguardi e di racconti si generano tra gli insegnanti condivisione di saperi, di emozioni, di esperienze.

L’agire in prima persona la narrazione di esperienze e l’essere reciprocamente e contemporaneamente documentaristi di un altro insegnante generano nel gruppo e nel collegio docenti un’atmosfera particolare che apre il contesto ad approfondimenti e scoperte prima non così facilmente avvicinabili. La documentazione biografica diviene una pratica educativa e formativa oltre che documentativa quando questi esiti divengono a loro volta base di riflessione e di confronto.

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La documentazione biografica è una pratica che richiede tempo e dedizione, va appresa in contesti formativi dedicati ove, attraverso la partecipazione a laboratori biografici specifici, viene praticata con cautela, delicatezza e gradualità prima di poter essere esercitata nell’ambito di riferimento di ciascuno.

Attraversare prima le esperienze che si pensa di proporre ad altri rimane uno dei fondamentali presupposti deontologici di chi si muove nei territori del recupero biografico.

 

Per saperne di più
ecco la versione integrale dell’articolo pubblicato sulla Rivista “Bambini”, ed. junior- Spaggiari, Parma, marzo 2016.

Narrazioni d’opera tra educatori e insegnanti




Il Tai chi chuan a Torino: un esempio di mediazione culturale

Il Tai chi chuan a Torino: un esempio di mediazione culturale.

Corsi e ricorsi della storia e della memoria.
12 marzo 1996.
La mia Tesi di Laurea sul Tai chi chuan

La prima Tesi di ricerca accademica sulla pratica del Tai chi chuan in Italia.
Dalle pagine preparate allora per un Concorso, poi vinto, un breve estratto:

 

                                                                                                                    Possa tu vivere in tempi interessanti
                                                                                                                                                                 antico motto cinese

La società che abitiamo e che viviamo presenta, sul finire di questo secolo, elementi di grande interesse e curiosità per tutti coloro, e non solo, che si interessano all’uomo e al suo rapporto con il “mondo” e nel “mondo”. I processi di diversificazione, moltiplicazione, diffusione dei fenomeni e delle “culture” rendono più facilmente manifestabili, raccoglibili, studiabili i nuovi “percorsi” che coinvolgono il soggetto nei suoi processi di socializzazione primaria e secondaria, di identificazione e di individuazione, di costruzione e strutturazione permanente della propria identità.

Il tentativo di porre attenzione alle nuove dinamiche culturali, frutto di un multiculturalismo sempre più variegato e multiforme, unito ad un affetto profondo per la Cina e il suo universo culturale, mi ha portato a rivolgere la mia ricerca al Tai chi chuan.

Il Tai chi chuan è una disciplina di origine cinese che abbina in sè movimenti lenti ed armoniosi tramandatisi nel tempo dall’antichità ad alcuni principi della filosofia taoista e della medicina cinese. Alcuni lo considerano di meditazione in movimento che collega il microcosmo individuale al macrocosmo universale attraverso l’esecuzione di movimenti morbidi di straordinaria bellezza formale. C’è qualcosa di indefinibile nella pratica di questa disciplina che sfugge a qualsiasi tentativo di descrizione.

La mediazione culturale, secondo questa ricerca, è un processo intrasoggettivo che si attiva quando l’attore sociale entra in contatto con un universo simbolico e culturale diverso dal proprio. La mediazione diventa espressione della permeabilità delle nostre società ed indica, se affrontata con modestia culturale, la interpenetrazione possibile dei differenti universi culturali dell’uomo a fronte di una cultura universale dell’uomo.

La specificità della ricerca ha reso necessario l’utilizzo di strumenti di indagine complessi (questionari, interviste semi-strutturate, schede di rilevazione dati) idonei alla raccolta dei dati necessari alla costituzione di una prima banca dati inedita sul Tai chi chuan.

Dai risultati della ricerca risulta piuttosto chiaramente che il processo di mediazione culturale in atto non riguarda solamente ed esclusivamente la cultura cinese e la cultura autoctona, di matrice occidentale. Sembra emergere la presenza di un terzo polo culturale che assume sempre più valore ed importanza. Un universo culturale che trascende le culture particolari e che si colloca in una dimensione “altra”. 

Riemerge forte la centralità dell’uomo e della sua ricchezza particolare, singolare, unica. Rinasce un nuovo umanesimo. L’Umanesimo di fine millennio.

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Per le tue feste… Regala un ricordo

Regala un ricordo

Un breve laboratorio di scrittura per rendere speciale le vostre feste e quelle dei vostri cari. Per le tue feste regala un ricordo, un breve percorso per imparare a raccogliere un ricordo di una persona cara e trasformarlo in un dono indimenticabile. Regala un ricordo, un dono che renderà uniche le tue prossime feste natalizie.

paccoUn’occasione per avvicinarsi alla pratica della restituzione biografica e alle sue molteplice sfumature. Un’occasione per ritagliarsi un po’ di tempo e per dedicarlo alle persone che amiamo. Regala un ricordo, l’occasione per regalare un po’ di attenzione a sé e ai propri cari.

Regala un ricordo, un percorso che si rivolge a tutti ed è pensato per tutti, indipendentemente dalle capacità di scrittura e di ascolto di ciascuno. A Natale regala un ricordo si rivolge a chi ha un po’ di tempo da dedicare agli altri, penso ai giovani nipoti che vogliono fare un regalo speciale ai loro nonni o viceversa ai nonni giovani e non più giovani che vogliono dedicare un pensiero ai loro figli, nipoti e amici. Un piccolo esercizio che ci aiuterà anche nella nostra vita di tutti i giorni, rendendoci più disponibili all’ascolto e ad assecondare le nostre ispirazioni creative e la nostra voglia di lasciare un segno, una traccia. Regala un ricordo, l’occasione per finalmente fermarsi, sostare ed iniziare a scrivere e a raccogliere ricordi e testimonianze della nostra famiglia, dei nostri amici, dei nostri figli… un desiderio forse per troppo tempo accantonato.

Dove e quando?

Il laboratorio Regala un ricordo dura sei ore articolate in due incontri di tre ore ciascuno e si può svolgere presso librerie, associazioni di volontariato, piccoli gruppi di amici o familiari. Si rivolge prevalentemente a piccoli gruppi, dalle 6 alle 12 persone, ma è pensato anche per le singole persone che vogliano approfondire la capacità di ascolto e di restituzione biografica.

biscottiPer informazioni e iscrizioni potete inviare un messaggio tramite la pagina contatti del sito o via email all’indirizzo normandia11@alice.it

Vi aspettiamo!




HUMAN – biografie dal mondo

HUMAN – biografie dal mondo

Yann Arthus-Bertrand è l’artefice di questo capolavoro narrativo. HUMAN racchiude decine e decine di biografie raccolte in ogni parte del mondo che raccontano e narrano i temi dell’uomo e la sua umanità. I temi che da sempre accompagnano l’uomo e lo interrogano: cosa ti rende felice? cosa ti addolora? cosa credi sia veramente importante nella tua vita e in quella dei tuoi cari?

In un alternarsi spettacolare di immagini di paesaggi terrestri, belli da togliere il fiato, e di brani musicali, onirici ed evocativi, compaiono in primo piano su sfondo scuro i volti degli umani, uomini e donne di tutti i colori e di tutte le provenienze che ci raccontano le loro risposte, i loro pensieri, i loro sogni. Le biografie si intuiscono, si costruiscono, si definiscono, in un prima e in un dopo che ognuno di noi può immaginare e prefigurarsi.

Incantevole e affascinante il montaggio e la resa estetica e sociale. Una miscellanea di umanità che ci riporta dolcemente, anche quando i racconti si fanno duri, tragici, dolorosi, ad una realtà di comunione e di condivisione. Non siamo poi così tanto diversi, non siamo poi così tanto lontani.

Così Yann Arthus-Bertrand racconta l’idea iniziale e il grande interrogativo di partenza:

Io sono un uomo tra sette miliardi di altri uomini. Negli ultimi 40 anni ho fotografato il nostro pianeta e la sua diversità umana, e ho la sensazione che l’umanità non stia facendo alcun progresso. Non riusciamo sempre a vivere insieme. Perché? Io non ho cercato una risposta nelle statistiche o nelle analisi, ma nell’uomo stesso

HUMAN è un lavoro politicamente impegnato che permette, partendo dalle biografie dei singoli, di riflettere e di abbracciare la condizione umana per riflettere sul senso della nostra esistenza e della nostra appartenenza.

HUMAN è un progetto dove l’attenzione alla restituzione biografica è forte e dirompente, generativa e intima. 

L’augurio di un buon viaggio a tutti.

per saperne di più ed iniziare il viaggio




Baratto culturale. Una storia in cambio di…

Baratto culturale.
Una storia in cambio di… un soggiorno partecipato.

Il baratto, forma antica di commercio e scambio. Ma oggi? Quale baratto è possibile?

E’ possibile offrire un baratto culturale? Una storia in cambio di…

Forse una storia per un soggiorno partecipato? La possibilità di entrare da protagonisti nella vita che anima i giorni di un paese dell’entroterra sardo, osservarne e conoscerne da privilegiata le abitudini, gli usi e i costumi. Un baratto culturale. Una storia in cambio di… un soggiorno partecipato. Non c’è denaro, non c’è quantificazione esatta, c’è la voglia di incontrarsi, di scoprirsi e di confrontarsi per infine restituirsi una storia, un racconto in omaggio, che diviene traccia.

All’inizio l’incontro grazie alla piattaforma internazionale timerepublik.com , una banca del tempo on line per lo sviluppo di un’economia collaborativa, poi la conoscenza, prima virtuale poi reale, ed infine la parola, l’esperienza che si fa testo e forma, diviene restituzione.

Ecco un assaggio della restituzione realizzata al termine del nostro primo incontro, la traccia del nostro primo baratto culturale.

Ricordi per Cuglieri

Terra aspra di gusti e di profumi ma delicata d’acqua e di stelle generose di luce e di visioni. Un luogo dove l’antico tenacemente resiste nelle fibre forti delle pietre che tutto raccontano e nascondono e nella tenacia degli uomini e delle donne che lo abitano da sempre, di generazione in generazione.

Occhi chiari, limpidi e cristallini come le acque dei rivi e dei ruscelli illuminano i volti delle donne, che non ti aspetti in questi luoghi forgiati dal ferro e dai vulcani antichi. Ritrovi negli uomini la forgia dei metalli e la fatica del lavoro duro che tempra più del fuoco e della pietra.

A Cuglieri il mare e la montagna si incontrano e si fondono in un paesaggio lussureggiante e profumato, le storie delle famiglie si intrecciano tra loro e accolgono il nuovo, il diverso, lo straniero che curioso cerca di capire, carpire il segreto e fare anche un po’ propria la forza della radice antica che resiste tra le pietre della storia. Comprare le pietre, rimetterle a nuovo, insediarsi tra gli altri per cercare un luogo dove posare anche la propria radice, per sostare e riposare, e, forse, domani ripartire.

Una storia che pare quasi di famiglia, anche se antica di mille e mille anni.

Cuglieri, la storia, il luogo, le persone, il cibo, gli animali, il ritmo del tempo, il caldo e il freddo. Si ritorna ad un primitivo dimenticato ma necessario, dove il fuoco, tra gli elementi, insieme all’acqua abbondante come non mai in Sardegna, all’aria profumata di erbe e spezie e alla terra nutriente, ritornano ad essere prima di tutto elementi di vita e non pericoli, da cui tenersi lontani e di cui avere paura. Un fuoco che abita i camini, le cucine, le serate all’aperto, i cibi, i vini forti e maturi, le pietre nere che ornano i giardini e le case, i manufatti in ferro fuso lavorati incandescenti.

Cuglieri e la sua lingua, un sardo che si rincorre come una cantilena che parte piano e poi si increspa, rincorre le parole e le consonanti mai cosi piene fino in fondo, mai così importanti per fare la differenza. Lingua di nenie e filastrocche, di poesie rituali e di basi ritmiche che portano al canto parlato e ai giochi dei suoni, da sempre e per sempre.