L’angolo dei suggerimenti. Testi d’approfondimento
Eccoci al consueto appuntamento mensile per proporre e raccontare libri, articoli, suggestioni letterarie, biografie, storie di autori e autrici, raccolte di podcast a tema, newsletter innovative.
Un’occasione per arricchire le nostre letture e trovare insieme nuovi spunti di riflessione.
Oggi parleremo di un testo speciale. Un testo pubblicato da poco e che già ha fatto molto discutere.
Si tratta di:
Vito Mancuso, I quattro maestri, edizione Garzanti, novembre 2020, Milano.
Seguo le opere di Vito Mancuso da un po’ di tempo e sapevo che stava preparando un testo importante, frutto di molti anni di studio e di ricerca. Un testo comparativo che vede nella necessaria analisi delle fonti storiche la base di partenza per una riflessione più ampia. Un contributo filosofico certo ma anche spirituale e religioso.
Nel testo di Vito Mancuso si parla di quattro figure fondamentali del pensiero. Una traccia che attraversa le culture, i territori, il tempo e che diviene globale, universale.
Una traccia che giunge a noi e che ci pone spettatori di un confronto mirabile tra le vite e le riflessioni di quattro grandi pensatori e uomini di valore: Socrate, Buddha, Confucio e Gesù.
Il viaggio e il confronto esplora temi e punti di vista ricorrenti nell’incessante interrogarsi degli esseri umani.
In questo ambito vorrei soffermarmi in particolare su un aspetto che Vito Mancuso affronta quasi subito nel testo: la relazione tra il discepolo e il maestro.
A pagina 24 a tal proposito così afferma:
“… per me le due essenziali condizioni perché si possa oggi accettare un maestro e concepirsi come discepoli sono le seguenti: 1) che si tratti di più di un maestro, e non di uno solo; 2) che si tratti di maestri provvisori, e non definitivi. Vale a dire: maestri si, ma plurali e provvisori.”
Questo pensiero risuona ed evoca convinzioni profonde che spaziano nei territori della pratica terapeutica e della formazione educativa. Tralasciando la pratica terapeutica che non è ambito di riferimento della restituzione biografica, ritengo però molto importante evidenziare e sottolineare quest’aspetto nell’ambito formativo.
Nei percorsi di formazione è fondamentale ricordarsi che si lavora per l’autonomia di colui che partecipa al percorso e che ogni step formativo deve chiudere il cerchio dell’affidarsi e dell’emanciparsi senza generare pericolose dipendenze o stati di sospensione.
Sapere di essere uno dei tanti che si propone nell’ambito formativo è salvifico anche per il formatore che si riconosce in un orizzonte di senso plurale e provvisorio.
Grazie Vito Mancuso per avercelo ricordato.