L’angolo dei suggerimenti – Testi d’approfondimento

L’angolo dei suggerimenti. Testi d’approfondimento

Eccoci al consueto appuntamento mensile per proporre e raccontare libri, articoli, suggestioni letterarie, biografie, storie di autori e autrici, raccolte di podcast a tema, newsletter innovative.

Un’occasione per arricchire le nostre letture e trovare insieme nuovi spunti di riflessione.

Oggi parleremo di un testo speciale. Un testo pubblicato da poco e del quale si parla già molto.

Si tratta di:

Franco Arminio (2023), Sacro Minore, Einaudi, Torino 

Seguo Franco Arminio da tempo, sono iscritta alla Casa della Paesologia e lì ho intrecciato pensieri, emozioni, volontà profonde. I suoi testi arrivano al cuore e ad un sentire profondo e autentico e spesso li ho utilizzati e li utilizzo nei percorsi formativi che conduco.

La ricerca del Sacro minore è un ulteriore e prezioso spunto per soffermarsi e ricercare.

Condivido le parole di Andrea di Consoli che compaiono sulla quarta di copertina.

Il sacro quotidiano, minuscolo, persino
minimo. Il sacro dei nostri corpi
che si incrociano, e si incastrano,
e si allontanano, quaggiú sulla terra.
«La poesia di Arminio nasce tutta nel “qui” dei corpi e della
geografia. In questo libro la sua scrittura commossa e spaventata
evoca un possibile altrove che, riuscendo impossibile, viene tirato
giú in un realissimo “qui”, costretto a svelarsi e adattarsi
nelle pieghe di queste nitide immagini avvolte da un’umile
bellezza. Sacro è per definizione ciò che ha importanza suprema
per un suo misterioso legame con il trascendente. Non potendo
vedere ciò che non esiste, Arminio ha costruito con Sacro
minore un calibrato e assai originale breviario poetico
con l’intento struggente di affermare il sacro unicamente
con quello che c’è intorno a noi: un filo d’erba, una lumaca,
una radiografia. Cosí dicendoci che non solo è possibile ripensare
il sacro, ma anche imparare a pregare nuovamente.
Perché per Arminio la poesia è anzitutto questo: pregare».
Andrea Di Consoli




L’angolo dei suggerimenti. Testi d’approfondimento

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Un’occasione per arricchire le nostre letture e trovare insieme nuovi spunti di riflessione.

Oggi parleremo di un testo speciale. Un testo pubblicato da poco e che già ha fatto molto discutere.

Si tratta di:

Vito Mancuso, I quattro maestri, edizione Garzanti, novembre 2020, Milano.

Seguo le opere di Vito Mancuso da un po’ di tempo e sapevo che stava preparando un testo importante, frutto di  molti anni di studio e di ricerca. Un testo comparativo che vede nella necessaria analisi delle fonti storiche la base di partenza per una riflessione più ampia. Un contributo filosofico certo ma anche spirituale e religioso.

Nel testo di Vito Mancuso si parla di quattro figure fondamentali del pensiero. Una traccia che attraversa le culture, i territori, il tempo e che diviene globale, universale.

Una traccia che giunge a noi e che ci pone spettatori di un confronto mirabile tra le vite e le riflessioni di quattro grandi pensatori e uomini di valore: Socrate, Buddha, Confucio e Gesù.

Il viaggio e il confronto esplora temi e punti di vista ricorrenti nell’incessante interrogarsi degli esseri umani. 

In questo ambito vorrei soffermarmi in particolare su un aspetto che Vito Mancuso affronta quasi subito nel testo: la relazione tra il discepolo e il maestro. 

A pagina 24 a tal proposito così afferma:

… per me le due essenziali condizioni perché si possa oggi accettare un maestro e concepirsi come discepoli sono le seguenti: 1) che si tratti di più di un maestro, e non di uno solo; 2) che si tratti di maestri provvisori, e non definitivi. Vale a dire: maestri si, ma plurali e provvisori.”

Questo pensiero risuona ed evoca convinzioni profonde che spaziano nei territori della pratica terapeutica e della formazione educativa. Tralasciando la pratica terapeutica che non è ambito di riferimento della restituzione biografica,  ritengo però molto importante evidenziare e sottolineare quest’aspetto nell’ambito formativo. 

Nei percorsi di formazione è fondamentale ricordarsi che si lavora per l’autonomia di colui che partecipa al percorso e che ogni step formativo deve chiudere il cerchio dell’affidarsi e dell’emanciparsi senza generare pericolose dipendenze o stati di sospensione.

Sapere di essere uno dei tanti che si propone nell’ambito formativo è salvifico anche per il formatore che si riconosce in un orizzonte di senso plurale e provvisorio.

Grazie Vito Mancuso per avercelo ricordato. 




100 anni di Education nouvelle

100 anni di Education nouvelle

Vi presentiamo il numero di Cahiers Pedagogiques, curato da Bruno Robbes e da Sylvain Connac, dedicato ai 100 anni dell’Education Nouvelle.

L’Education nouvelle è un movimento pedagogico di estrema importanza  diffuso in molti paesi d’area francofona e che quest’anno festeggia i 100 anni di vita.

Nella rivista si parte da una prospettiva storica per avvicinarsi alla conoscenza dell’Education Nouvelle e per comprenderne le evoluzioni. Si osservano nello scorrere del tempo la costanza dei principi e delle proposte spesso sostenute con forza. La forza di un movimento che ha fatto del suo carattere militante una caratteristica di fondo. 
 
Si pone nella rivista dedicata molta attenzione anche all’emergere di dibattiti e controversie, in particolare sul significato da conferire alle azioni educative, tra concezioni individuali e altre più collettive.

Buona lettura




L’angolo dei suggerimenti. Autrici e autori

L’angolo dei suggerimenti. Autrici e autori.

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Un’occasione per arricchire le nostre letture e trovare insieme nuovi spunti di riflessione.

Oggi parleremo di un’Autrice speciale, fonte per me, e non solo per me, di grande ispirazione. In particolare vi presenterò un suo testo che da molti anni accompagna il mio scrivere e soprattutto il mio accompagnare alla scoperta della scrittura.

Elisabeth Bing e il suo testo… ho nuotato fino alla riga. Bambini alla conquista della scrittura“.

Il testo è stato recentemente ripubblicato in italiano nel febbraio 2021 da Edizioni La Linea, casa editrice di Bologna. 

Un’emozione poter leggere le sue parole in una nuova edizione dopo quella pubblicata da Feltrinelli nel 1977 e praticamente introvabile.

La nuova edizione ha una mirabile e suggestiva traduzione di Elena Medi. Un filo narrativo che ci accompagna mirabilmente nel racconto-pensiero di Elisabeth Bing come in un vero e proprio viaggio di scoperta.

Ecco una breve nota nell’abstract di copertina:

“Questo è il racconto di una piccola epopea, quella della restituzione della “parola scritta” a una classe di bambini definiti ‘caratteriali’. Tenendosi ben a distanza dallo scolasticismo, Elisabeth Bing narra la difficile riconquista della scrittura, che è possibile solo quando la si insegni come vero e proprio atto di inscrizione nel mondo, abbandonando le ricette di maniera”.

Elisabeth Bing, dopo questa prima esperienza, si dedicò completamente alla scrittura. Nel 1969 creò i primi atelier di scrittura che si sono poi diffusi anche nelle pratiche formative per gli adulti.

Gli atelier oggi portano il suo nome. Gli atelier Bing

E in Italia?

In Italia il pensiero di Elisabeth Bing è stato accolto e sviluppato nel corso degli anni dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Bologna. Le docenti da Angela Chiantera e da Emanuela Cocever  hanno insieme fondato l’Associazione Centotrecentoscritture e condotto i corsi universitari di specializzazione.

Fu proprio presso l’Ateneo bolognese che ebbi modo di conoscere gli atelier Bing frequentando il percorso biennale di specializzazione post-laurea ad essi dedicato.

Anni dopo nel 2011, in un fortunato seminario a Cerisy in Normandia potei poi approfondirne la conoscenza direttamente nel contesto francofono.

Un’esperienza indimenticabile.

 




Dante. Quando la parola scritta canta

Dante. Quando la parola scritta canta

Il 25 marzo è il Dantedì,  il giorno che ricorda i 700 anni dalla morte del sommo poeta.

Dantedì che bel neologismo. Grazie al professore Francesco Sabatini per aver coniato questa nuova parola in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante. Una parola tutta italiana che fa un po’ il verso al Dante Day, prima proposta anglofona.

Una data che il Consiglio dei Ministri ha proclamato Giornata Nazionale di Dante.

Non è possibile non ricordare Dante in questa giornata. Quante frasi celebri e quanti passaggi della Divina Commedia ci accompagnano nello scorrere dei giorni richiamandoci ad una sapienza antica ma sempre attuale.

La bellezza di Dante si amplifica secondo me, ma non credo di essere l’unica ad esserne convinta, nella lettura a voce alta. Quanti attori e artisti si sono cimentati nella lettura dei suoi versi.

Nella lettura a voce alta sembra che la parola scritta risuoni come in un canto, prenda forma e corpo e come l’acqua di un ruscello sembra gorgheggiare tintinnando passando di sasso in sasso, di strofa in strofa.

Ho sempre amato leggere Dante a voce alta, anche da sola quando lo studiavo alle Superiori.

Così come del resto mi piace quando scrivo sentire poi la voce delle parole scritte leggendo ad alta voce.  Mi pare, ascoltandomi, che se il suono non è bello e armonioso così anche lo scritto non riesca a rendere bene il pensiero, non si esprima al massimo e alla fine non riesca a catturare l’attenzione del lettore. 

E così è tutto un rincorrersi tra scrivere e leggere a voce alta e riscrivere e rileggere ad alta voce. 

Un leggere a voce alta che spesso mi ha creato qualche problema, sempre alla ricerca di luoghi ove poter leggere e rileggere senza disturbare alcuno o dare adito a buffi commenti.

E ora ripenso a Dante e ai suoi versi e mentalmente li ripasso ma solo pronunciandoli ad alta voce li assaporo completamente e pienamente e ne sento il suono canterino.

Provare per credere.

Fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza